Scuola, Gelmini su tetto 30% stranieri:

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«Ne saranno esclusi i nati in Italia”
Il ministro: gli studenti in sovrannumero spostati in altri plessi

ROMA (10 gennaio) – Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini è tornata oggi, intervistata da Lucia Annunziata a In mezz’ora, su Raitre, sulla questione del tetto agli studenti stranieri, per specificare che dal tetto del 30% fissato per classe saranno esclusi i nati in Italia, i quali rappresentano al momento circa il 37% del totale.


Gli studenti stranieri in sovrannumero nelle classi potranno essere trasferiti da un plesso scolastico a un altro. A questo scopo, il ministero dell’istruzione sta pensando a convenzioni con gli enti locali che si occuperanno degli spostamenti logistici. La Gelmini ha assicurato che la problematica interesserà un numero ridotto di scuole, soprattutto nelle grandi città, e che gli spostamenti saranno brevi, al massimo da quartiere a quartiere, «senza pesare sulle famiglie». Gelmini ha ribadito che il provvedimento «è stato studiato da tecnici e suggerito da insegnanti sulla base dell’esperienza e del buon senso». Sarà «favorita una distribuzione equilibrata. Non necessariamente ci sarà bisogno di fare trasporti e spostamenti». Il ministro Gelmini ha anche sottolineato che per l’integrazione degli stranieri sono stati stanziati 20 milioni di euro per potenziare le classi d’inserimento. «Abbia fiducia – ha quindi detto a Lucia Annunziata – anche il maestro unico sembrava un disastro per la sinistra ed invece non è stato così. Questo del tetto è un provvedimento studiato e ragionato, non creerà discriminazioni». Qui non si tratta di «razzismo o di ideologia ma di qualità dell’istruzione pubblica che va migliorata» per evitare «l’esodo verso la scuola privata. Faremo una verifica del provvedimento a medio termine e faremo una valutazione».

Intanto il ministro dell’interno Roberto Maroni si è detto «assolutamente d’accordo» con il tetto del 30%. «È una richiesta che aveva fatto la Lega à- ha detto a Skytg24 – È necessario distinguere tra le politiche di integrazione, che sono giuste, necessarie e sacrosante – e che si fanno in Italia, meglio e più di quanto si fanno in altri paesi europei – ed il fatto che può essere dannoso per tutti mettere insieme bambini che parlano lingue diverse e che non hanno un equilibrio comune nella composizione della classe. E può anche determinare condizioni per cui non si svolga correttamente l’azione didattica. Queste sono le motivazioni alla base della decisione del ministro Gelmini che noi condividiamo in pieno».

Fonte: http://www.ilmessaggero.it/

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